Cos’è? Dungeons&Dragons, chiamato più comunemente D&D, è uno dei giochi di ruolo più famosi e conosciuti al mondo, se non il più famoso.
Nasce nella prima metà degli anni settanta dalle menti di due signori, Gary Gygax e Dave Arneson, che nel 1974 pubblicano la prima edizione.
Oggi siamo nel 2020 e ancora si sente parlare di questo gioco, che durante gli anni è stato riproposto in nuove versioni alcune molto simili tra loro, altre con sistemi e ambientazioni diverse.
Personalmente ho iniziato a giocare dall’edizione 3.0, passando poi alla 3.5, che presenta qualche modifica nel regolamento rispetto a quella precedente, sebbene non sia nulla di troppo sostanziale, come invece è successo per la 4a edizione e per la più attuale, ossia la 5a edizione.
D&D nasce come gioco di ruolo fantasy, in cui i giocatori decidono di interpretare quelli che saranno degli “eroi”, anzi meglio il termine avventurieri, dato che non per forza i personaggi in questione devono essere positivi.
Il sistema basato principalmente sul D20 (un dado a venti facce), raggruppa i personaggi in classi che ne determineranno le capacità, le abilità e le competenze.
A me son sempre piaciute due classi in particolare: lo stregone (il primo amore non si scorda mai) e il ladro.
Il primo è un caster o un incantatore, ossia un personaggio in grado di utilizzare la magia. Gli stregoni a differenza dei maghi che devono studiarsela, nascono con la magia nel sangue e questo mi ha sempre affascinato. Ammetto che, un altro dei motivi che mi hanno spinto a scegliere lo stregone rispetto ad un mago, è che è meno difficile da gestire dal punto di vista della gestione e la scelta degli incantesimi, mi sento quindi di consigliarlo ad un principiante.
Il ladro, beh, teoricamente come dice la parola stessa, è quello che ruba, no? In realtà il ladro è un avventuriero furtivo, che in combattimento approfitta delle distrazioni dei nemici per infliggere più danni, oppure è quello che va in avanscoperta nei dungeon alla ricerca di trappole ,per evitare che il resto del gruppo ci cada, oppure è quello che padroneggia un sacco di abilità e quindi è sempre utile averlo in gruppo.
Sebbene D&D abbia delle ambientazioni proprie, io e i miei amici abbiamo quasi sempre giocato campagne, ossia storie da più sessioni di gioco, in mondi partoriti dalla mente del nostro DM (Dungeon Master).
Grazie alla numerosa varietà di creature presenti nei vari bestiari, se uno ha molta fantasia è veramente facile creare ambientazioni,campagne e perché no, anche solo singole sessioni, sempre diverse. Credo sia grazia anche a questo che nonostante siano passati ben 15 anni da quando ho iniziato a giocare, ancora oggi non riesco a stancarmi o ad annoiarmi, quando decidiamo di iniziare una campagna, senza contare che ho avuto la fortuna di avere due miei amici (i miei DM storici) che quando si mettono sotto a creare i loro universi pensano veramente ad ogni singolo dettaglio: dalle divinità, al nome del singolo villaggetto sperduto nel nulla, per non parlare poi delle mappe che creano.
Di solito con i miei gruppi di gioco preferiamo giocare le campagne piuttosto che singole sessioni.
Cosa si intende per campagna? Beh, una campagna è un insieme di sessioni di gioco, ma alla domanda, “cosa si fa in una sessione?” si può rispondere in parecchi modi. Ogni situazione in gioco è diversa e può richiedere diverse tempistiche per essere affrontata. Non è un caso raro infatti che lo scorrere del tempo possa cambiare a seconda degli avvenimenti in gioco.
Ad esempio potrebbe capitare che in una sessione si svolga un viaggio di giorni o settimane in gioco, così come allo stesso modo, un’altra sessione potrebbe essere dedicata interamente a delle parti in cui vi sono discussioni prima di una battaglia… dipende fondamentalmente da due fattori: il primo è ovviamente il DM, che decide a cosa il gruppo andrà incontro, il secondo fattore siamo noi giocatori e come affrontiamo i problemi/le sfide. Ogni cosa può richiedere più o meno tempo e spesso non è semplice mettere d’accordo tante persone diverse con idee e personaggi altrettanto diversi. Non è raro infatti che un personaggio basato sul combattimento protenda al risolvere le situazioni con la propria maestria nell’uso delle armi, mentre un personaggio più sociale preferisca cercare di risolvere una situazione con le proprie doti oratorie, quando possibile.
Tutto questo per dire che non c’è una regola precisa per regolare la lunghezza di una campagna o di una sessione. Possono esserci campagne più o meno brevi, possono essere avventure da una sessione o poco più… l’importante è che tutti si divertano.
Ultimamente ammetto che per via della situazione Covid, non ho più avuto occasione di giocare una campagna al tavolo e questo mi dispiace molto, perché si perde un po’ dell’atmosfera, però con l’evoluzione dei giochi di ruolo è evoluto anche il modo di giocarci, infatti esistono piattaforme online (come ad esempio Roll20) o programmi che permettono di chattare, chiamare/videochiamare e tirare anche i dadi (tipo Discord). Personalmente all’inizio ho faticato un po’ a giocare online, perché pur potendo mettermi in videochiamata con gli altri giocatori, non essendo tutti intorno ad un tavolo, mi veniva abbastanza facile deconcentrarmi o comunque distrarmi, inoltre ci sono altri fattori esterni che possono influenzare la sessione, tipo salti di connessione, problemi con i server delle piattaforme, problemi esterni. (anche se questi potrebbero capitare anche dal vivo.)
Prima del Covid avevo già provato questa tipologia di comunicazione per ovviare alla distanza che separa me e altri due giocatori e devo dire che nonostante i problemi indicati sopra, se uno ha la fortuna di avere un buon gruppo e un buon master, il resto passa sicuramente in secondo piano.
Fantasia e amicizia..
S.L