Gli anni 60 furono quelli delle grandi transizione, nel costume , nella musica e nella tecnologia.
In quegli anni iniziò il declino degli apparecchi a valvole a favore dei più leggeri e portatili apparecchi a transistor. Erano gli anni delle passeggiate in compagnia, con il mangiadischi, delle festicciole con il giradischi o la radio, ma soprattutto gli anni in cui tutti avevano una piccola radiolina appoggiata all’orecchio.
Gli apparati di riproduzione sonora e la radio in special modo, subirono una vera e propria rivoluzione e una ventata di nuova tecnologia .
Nonostante tutto questo, per chi ascoltava musica, la vera rivoluzione non fu tecnologica ma musicale.
Arrivarono loro , quattro ragazzotti da Liverpool che cambiarono il modo di ascoltare musica: i Beatles
Quando c’erano le loro canzioni ogni apparato era idoneo; la mastodontica radio a valvole nel salotto buono dei nonni, le autoradio (dapprima a valvole poi transistorizzate) , le radio da passeggio con il piccolo auricolare: tutto andava bene pur di ascoltarli.
Tutti si ingegnavano per creare il piccolo “concerto” casalingo, chi collegando il giradischi alla presa “phono” della vecchia radio, chi sfruttando al massimo il suono dei primi amplificatori a transistor , ed i più fortunati con in nuovi sintoamplificatori (che avrebbero poi spianato la strada agli impianti hi-fi degli anni 70/80)
La radio anche in quel caso fu presente, come sempre per trasmettere il suo messaggio , senza barriere o limiti “di banda”.
Una riflessione: in questi giorni di “lock-down” (chiamandola all’inglese impressiona di meno) la rete sta collassando ed i dati vengono sempre più controllati.
La radio non subisce tutto ciò, continua sempre a trasmettere per tutti ed i suoi messaggi attraversano i confini fisici e politici…proprio come fece la musica dei Beatles