Sono contenta di aprire una nuova rubrica dedicata ai viaggi, raccontati dai lettori.
Sono sicuramente spunti per chi deve scegliere delle destinazioni di vacanza, molto veritieri, in quanto già sperimentati da altri.
Chi vuole renderci partecipi delle sue esperienze, mandi il reportage al nostro indirizzo, con alcune foto e
sarà online:
Iniziamo da questa settimana con un viaggio in Scozia e precisamente:
L’Isola di Skye in un giorno, by Dario & Co.
In un viaggio in Scozia che si rispetti, la tappa dell’Isola di Skye è d’obbligo. Appartenente all’arcipelago delle Ebridi interne, è infatti la seconda isola della Scozia e la più visitata grazie a paesaggi di rara bellezza.
Noi, a causa di tempi ristretti, le abbiamo destinato un solo giorno, riuscendo a visitare tutti i luoghi di maggior interesse e qui proviamo a ripercorrere le tappe di questo giro, sperando possano aiutare e ispirare chiunque dovesse trovarsi nella nostra stessa situazione di tempo e cose da vedere.
Abbiamo scelto un giro antiorario dell’isola, partendo da nord est dall’Old Man of Storr e terminando a sud ovest alle Fairy Pools.
Partiti di buon’ora (7:30) da Kyleakin, abbiamo imboccato la A87 in direzione Nord per poi, dopo circa 50km, abbiamo preso la A855 a Portree che si dirige verso la costa Est, dove si trova il punto di partenza dei sentieri per l’Old Man of Storr.
Questo monolito di roccia basaltica alto 55m, che deve la sua particolare forma all’erosione, è una parte dello Storr, il monte più alto della penisola di Trotternish.
Lasciata la macchina sulla strada, cominciamo a salire attraverso una comoda stradina sterrata e in una ventina di minuti, giungiamo ai piedi della montagna, da dove inizia lungo l’unico tratto impegnativo dell’escursione: un ripido (e spesso scivoloso) sentiero che porta fino ai piedi dell’Old Man e, proseguendo sullo stesso, alla sommità dello Storr.
Giunti ai piedi dell’Old Man la vista (clima scozzese permettendo) sul mare e sulle isole di Raamsay e Rona è mozzafiato e ripaga ampiamente lo sforzo. Ci concediamo il tempo di qualche foto ricordo e torniamo verso la macchina, abbiamo tanto da fare e poco tempo a disposizione!
Proseguendo lungo la A855 arriviamo a Kilt Rock, una splendida scogliera dalla quale si gettano in mare le Mealt Falls, il tutto per uno spettacolo naturale unico.
Abbiamo fatto una breve sosta, ma molto comoda grazie al posteggio quasi sopra alle cascate, peccato solo il punto di osservazione sia così in alto e sacrifichi un pò la vista.
A questo punto si hanno due scelte, o continuare sulla A855 e circumnavigare quel che resta della penisola di Trotternish per poi riunirsi alla A87, o imboccare la più tortuosa e spettacolare Quiraing Road.
Noi abbiamo scelto quest’ultima e la consigliamo a chiunque.
Si tratta di una strada che attraversa l’altopiano vulcanico del Quiraing, formatosi nel Giurassico in seguito a una serie di valanghe e risultato del più grande smottamento mai verificatosi in Gran Bretagna, ed è la miglior scelta se lo si vuole visitare ma non si ha il tempo per avventurarsi sui sentieri che lo esplorano.
Terminata la Quiraing Road (12km) ci ricongiungiamo alla A87 e nei pressi di Uig, prendiamo una piccola stradina secondaria che ci porta a Fairy Glen. Qui ci troviamo davanti una serie di piccole colline dalle accese sfumature che stonano decisamente con tutti i paesaggi montani e rocciosi visti sino ad ora sull’isola.
Dopo una breve passeggiata arriviamo nel cuore di Fairy Glen, dove si dice vivano elfi e fate, un piccolo avvallamento “sorvegliato” da una torre di roccia naturale e caratterizzato da degli antichi simboli sul terreno. Le storie e le leggende su questo posto si sprecano e molte sono collegate al vicino castello di Dunvegan, la prossima tappa.
Da Fairy Glen torniamo sulla A87 e proseguiamo verso sud fino a Borve, dove imbocchiamo la A850 che ci porterà sino a Dunvegan, paese da cui prende il nome il castello costruito dal clan MacLeod nel 1200. L’entrata è a pagamento, 12£ per l’accesso ai giardini e 14£ giardini + castello, aggiungendo 9,50£ al biglietto scelto si possono anche ottenere i biglietti per le visite in barca alla colonia di foche presente sulle isole di fronte al castello.
L’interno del castello non offre molto ai visitatori, se non alcune reliquie della famiglia MacLeod tra cui le due più venerate: il Fairy Flag e il Corno di Toro.
La prima è una striscia di stoffa gialla la quale, secondo la leggenda, fu donata al clan MacLeod dalle fate e avrebbe il potere di proteggere i discendenti della famiglia in battaglia, ma solamente per tre volte.
La storia del Corno di Toro invece si lega a Malcom MacLeod (1296-1370) e all’incontro, sulla strada verso il castello, con un toro infuriato: l’allora capo clan riuscì a ucciderlo, nonostante avesse con sè solo un coltello e in ricordo di questa avventura, fece mettere un toro nello stemma di famiglia e gli prese un corno, divenuto poi il cimelio dal quale, secondo la tradizione, ogni erede del clan deve bere un sorso di vino rosso.
La parte accentrante di ogni visita al castello sono i giardini: estesi su cinque acri e perfettamente curati, hanno nei Water Garden e Round Garden le loro più belle espressioni.
Durante la visita ai dintorni del castello si possono scorgere molti uccelli e numerosi insetti e, se siete fortunati, anche qualche foca nella baia e nel mare antistante la fortezza.
Terminata la visita al Dunvegan Castle è tempo di ripartire per raggiungere l’ultima tappa di questo one day tour dell’Isola di Skye: le Fairy Pools.
Il parcheggio (a pagamento) è raggiungibile proseguendo lungo la A863 per poco più di mezz’ora (40km), da qui poi ci aspetta una facile camminata di poco meno di mezz’ora per arrivare alla base dei monti Black Cuillins.
Proprio da questa nebbiosa e suggestiva catena montuosa nasce il fiume Brittle il quale, durante la sua discesa lungo le pendici e la valle, forma una serie di cascatelle e pozze la cui acqua è così pulita e immacolata da sembrare azzurra: Siamo arrivati alle Fairy Pools.
Lo scenario offre il meglio di sè con una giornata soleggiata e la nostra purtroppo non era granchè, ma la bellezza di queste piscine naturali colpisce ugualmente e ci ha costretti a soste forzate ogni due passi. C’è anche la possibilità di fare il bagno in uno qualsiasi di questi specchi d’acqua fatati, l’unica cosa di cui si ha bisogno è tanta resistenza al freddo (o una muta, per i più organizzati).
L’intera escursione ci ha occupato un’oretta e probabilmente non potevamo immaginare modo migliore per finire la nostra esperienza su questa splendida isola diverso dal salutare il popolo fatato originario e creatore, secondo le tradizioni popolari, di questi incredibili luoghi che di tanta bellezza ci hanno riempito gli occhi.
Da qui la strada del ritorno verso Kyleakin e lo Skye Bridge si sviluppa verso sud, per circa un’ora e ci accompagna, con un po’ di malinconia, verso “l’uscita” da questo angolo magico di Scozia.
Dario