E’ la notte fra il 9 ed il 10 dicembre 1746 e padre Candido Giusso, guardiano del Santuario di Loreto di Oregina, sulle alture di Genova,non riesce a prendere sonno. Il 5 dicembre, a seguito del sasso lanciato dal giovane Balilla contro un ufficiale austriaco in quel di Portoria, è iniziata per tutta la città una sanguinosa rivolta contro l’occupazione straniera. La mattina ,un ufficiale austriaco a pranzo nella mensa del convento gli aveva confidato che per il giorno seguente tutti i genovesi sarebbero stati passati a fil di spada. Agitato, il frate si sveglia ai rintocchi della mezzanotte che provengono dal campanile di San Siro e poi ancora ai rintocchi delle tre cui si aggiunge ora l’incessante rumore di fucilate che egli localizza in Carignano od in Albaro. Ormai in preda all’ambascia alle cinque si alza per dire messa ma, avvicinatosi alla finestra della camera che guarda a levante, gli si presenta uno spettacolo strabiliante: al chiarore rossastro della luna ed al di dietro di alcune nuvole che passano con inconsueto movimento ascensionale appare chiara la teofania della Madonna sovrastante coi piedi il Serpente che butta fuoco dalla bocca. Più in basso, rivolto da ponente a levante, il simulacro di Santa Caterina Fieschi che, inginocchiata e con il vestito un poco allargato sul petto che dimostra una colorito cadaverico, implora la Vergine. La visione si prolunga per più di un quarto d’ora (fino a quando il religioso decide di scendere in chiesa ove lo attendono per la messa) e dimostra particolari singolari anche nel campo delle apparizioni : la teofania, nell’insieme è sovrapposta dal passaggio ascensionale di nubi e solo la visione del Serpente è meglio visibile delle altre figure; la luna assume caratteri molto luminosi e rossastri (ma il calcolo astronomico ha escluso che quel giorno ci fosse luna piena); Infine va sottolineata la buona fede del frate che la mattina, dopo aver cercato inutilmente dei testimoni confratelli che a quell’ora dormivano e non risposero alle sue chiamate, si vergognò di quanto visto e pregò un confidente di non riferirlo a nessuno .Ciò attesta almeno la sua buona fede. Ma il giorno seguente i Genovesi hanno la meglio sugli Austriaci che verranno espulsi dalla cerchia muraria, pur rimanendo a circondare la città dall’esterno, e la notizia della visione viene invece divulgata . La Curia Genovese prende in seria considerazione l’accaduto ed i notabili civili stabiliscono un voto di devozione alla Vergine perché la città rimanga libera da dominazioni straniere ; Vergine che, secondo la tradizione, aveva già “dato una mano” con una apparizione a capo di un esercito fantasma , alla vittoria di un manipolo di soldati e contadini genovesi su ben ottomila fanti piemontesi a Mignanego nel 1625 , e che era divenuta Regina di Genova per decreto dal 25 marzo 1632. Ma non è finita. Il voto venne interrotto nel 1796 dai Giacobini allora al potere per essere poi restaurato ed onorato esattamente cent’anni dopo l’apparizione e la liberazione dagli Austriaci, il 10 dicembre 1846.Per l’occasione una gran folla di patrioti , parte dei trentamila che quel giorno erano convenuti nella Superba per i festeggiamenti , si radunò sul piazzale del Santuario di Oregina ove fu suonato per la prima volta in pubblico , dalla Filarmonica Sestrese , l’Inno di Mameli alla presenza del giovane autore ed al cospetto di un tricolore che finalmente compariva in pubblico a simboleggiare ufficialmente l’auspicata unità di Italia. Quella bandiera , che reca i colori orizzontali e non ordinati come nell’attuale, è visibile nella sala docenti di Giurisprudenza, in Via Balbi 5. Il voto è ancora onorato annualmente dal Comune di Genova al convento …e che preservi la nostra amata città ,sempre così tormentata nella storia a causa della sua importante posizione strategica, non tanto dagli stranieri (che oggi sono in città numerosi e comunque benvenuti) ma dalle disgrazie in generale.
R.G.