Tutti i giorni salendo in auto,quasi d’istinto accendiamo la radio; perché lo facciamo?
Perché amiamo ascoltare musica con il mondo che ci scorre intorno, perché rimaniamo collegati all’umanità tramite le informazioni dei notiziari o perché ascoltiamo le info sul traffico.
Le esigenze dei guidatori moderni non si discostano da quelle dei guidatori dei primi del 900, fu cosi che i fratelli americani Paul e Joseph Galvin recepirono questa esigenza di mobilità e nel 1930 idearono e produssero la prima radio concepita per l’automobile denominata Motorola (da“Sound in Motion” suono in movimento), nome che poi divenne nel 1947 il nome dell’azienda che tutti noi conosciamo.Questa prima autoradio, la Motorola 5T71, venne montata su auto Ford e Chrysler andando per la prima volta a modificare l’impianto elettrico, (prima usato solo funzionamento delle luci de del motore). Questa autoradio prevedeva l’installazione di uno speaker in carta sotto il cruscotto, per un prezzo complessivo di 150 dollari.
Questa esigenza fu ovviamente sentita anche l’Europa, e in la Germania la Blaupunkt, elaborò un modello di autoradio, la Blaupunkt AS 5. Era l’anno 1932 ed il prezzo era di 465 marchi.
A differenza della Motorola la Blaupunkt era un apparecchio di grandi dimensioni: circa 10 litri di spazio, posizionata nel bagagliaio e utilizzata a distanza attraverso un comando posto sul piantone dello sterzo.
A partire dal 1948 lo sviluppo dell’autoradio trasse notevoli vantaggi dall’introduzione dei transistor sviluppati dalla Bell Telephone, i giovamenti più significativi riguardavano ovviamente le dimensioni e il consumo di corrente, ma anche le prestazioni.
Un ulteriore passo avanti per la radio in mobilità ci fu con l’avvento del microprocessore (a partire dalla fine degli anni 60) che diede ulteriore potenza e flessibilità agli apparecchi radio installati in auto.
Da questo momento in poi, grazie ai vari potenziamenti dei processori, si iniziò a parlare di ricerca automatica delle stazioni radio, e di memorizzazione,
Se fino ad allora il mondo occidentale (Europa – Stati Uniti) aveva il predominio in questo settore, dai primi anni 70 la tecnologia giapponese iniziò ad imporsi. In tal senso una gamma di grande successo fu la serie Alpine, sviluppata da parte di ALPS Electric (uno dei più grossi produttori nipponici di componenti per elettronica) con la collaborazione di Motorola.
Gli anni 80 videro l’introduzione dell’audiocassetta del lettore CD (anche se, all’inizio, a costi davvero esorbitanti, circa 1 milione e 800 di lire) e della “slitta per l’estrazione rapida della radio; questo diavolico accessorio influenzò le nostre vite, le persone andavano a spasso con la radio sottobraccio e guai a lasciarla in auto, il prezzo era quasi sempre il vetro infranto e la radio “vaporizzata”.
non si può infine non menzionare l’invenzione in quel decennio, da parte della ditta italiana Bensi: il primo frontalino estraibile.
La parte elettronica a quel punto ritornava ad essere fissa e ad essere rimovibili questa volta erano solo i tasti di comando.
Da allora i progressi tecnologici nel campo delle comunicazioni hanno portato alla produzione di apparecchi sempre più sofisticati ed interconnessi .
Un regola invece non è cambiata mai nel campo della tecnologia elettronica: ciò che fino a ieri rappresentava il futuro, oggi inevitabilmente è l’immagine di un passato che fa sorridere.
ml