Premessa
Il 13 febbraio è la giornata Mondiale della Radio, definita da Unesco “insostituibile canale di informazione, supporto per la diffusione della cultura e della libertà di parola” , il riferimento a questa giornata non poteva mancare in questo spazio proprio alla radio dedicato ma, al di là delle celebrazioni alle quali spesso non seguono azioni dei governi atti a tutelare questo bene dell’umanità.
Parliamo nello specifico della palazzina Rai di Budrio, quella voluta da Guglielmo Marconi, inaugurata nel 1936 quando lo scienziato era ancora in vita, che, grazie all’ottusità politica unita al mero profitto, pur essendo uno dei centri trasmittenti della radiotelevisione italiana, voluto dall’inventore della radiotelegrafia e a lui dedicato è stata distrutta. E pensare che il centro era noto in tutto il mondo come Radio Marconi. Ora invece chi andrà a Budrio (Bologna) per cercare questo punto storico si troverà di fronte un centro commerciale a perenne memoria della stupidità di chi ha distrutto e di chi non ha tutelato. Questa è la sintesi dell’ottusità, della mancanza di cultura e perché no, anche della voglia di “cancellare” che pervade il nostro paese. Altrove , al posto di un supermercato, avrebbero costruito un mausoleo intorno alla palazzina e lo avrebbero trasformato anche in una forma reddito perenne.
Inizi della radio in Italia dal 1910 al 1930
L’ Italia, fu patria della tecnologia della radio, ma purtroppo, essendo una invenzione (troppo) intelligente e utile trovò molto ostruzionismo governativo che (allora come oggi) ne ritardò la diffusione. Il radiotelegrafo fu impiegato già durante la prima guerra mondiale ma addirittura una legge ne proibiva l’uso ai civili.
Mentre all’estero , in mancanza di ottusi blocchi burocratici e politici, era già diffusa la radiomania con inevitabili ricadute sociali , economiche e tecnologiche, in Italia nel giugno del 1923 iniziarono le trasmissioni sperimentali della prima emittente italiana. Questa era denominata “il Radio Araldo di Roma”, gestito dall’ingegner Ranieri, con concessione provvisoria per trasmissioni radiofoniche sperimentali ottenuta tramite amicizie e raccomandazioni varie (necessarie a superare le varie diffidenze) al ministero delle poste. All”inizio del 1924 Costanzo Ciano, fu promotore della costituzione dell’Unione Radiofonica Italiana.
Il 6 ottobre 1924, considerata data di inizio delle trasmissioni commerciali; in un appartamento con le pareti e il soffitto coperti di tende con funzione fonoassorbente, alle ore 21 Ines Viviani Donarelli lesse il primo annuncio così composto:
«Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo.»
(di seguito l’audio del primo messaggio URI)
Piccola riflessione: in Italia da sempre ognuno per vari motivi, cerca sempre di modificare la realtà a proprio vantaggio o della propria ideologia per cui, anche in questo caso , ci fu un tentativo postumo di manipolare la realtà anche di questo primo messaggio radiofonico.
Per molto tempo infatti si credette che la prima annunciatrice fosse stata Maria Luisa Boncompagni con le parole: «Unione Radiofonica Italiana, stazione di Roma Uno, trasmissione del concerto inaugurale…..» fino a quando nel 1997 Barbara Scaramucci, direttrice delle Teche Rai, ritrovò negli archivi Rai di Firenze il documento sonoro originale, dimostrando anche che l’annuncio originario era stato manipolato rimuovendo la frase “che vi sta parlando” e accreditando successivamente l’annuncio alla Boncompagni, (prima annunciatrice in Italia assunta con selezione e concorso).
Dopo il concerto, fu trasmessa musica , un bollettino meteorologico, le informazioni di borsa e le notizie, il tutto letto dalla stessa Ines Viviani Donarelli.
Fu una trasmissione di un’ora e mezza circa. Alle 22.30 le trasmissioni furono sospese per “far riposare le esauste valvole”(probabilmente , vista la tecnologia dell’epoca, una grande verità)
L’URI(Unione Radiofonica Italiana) venne fondata il 27 agosto 1924 come società anonima fra la Radiofono del gruppo Marconi e la SIRAC del gruppo Radio Corporation of America (RCA). Il 27 novembre successivo venne stipulata la convenzione fra lo stato e l’URI, che concedeva a quest’ultima il monopolio sulle trasmissioni radiofoniche e in cambio pretendeva che i membri del consiglio di amministrazione fossero italiani, benché l’azienda fosse in gran parte di proprietà straniera. Legislativamente il monopolio dell’URI venne sancito con Regio Decreto il dicembre successivo.
Nel gennaio 1925 nacque il Radiorario, settimanale ufficiale dell’URI che pubblicava i programmi per diffondere il nuovo mezzo e conoscere meglio i gusti e le opinioni di un pubblico totalmente nuovo. Il 27 novembre, l’URI iniziava le trasmissioni regolari giornaliere. Vi era ancora un limite da superare per diffondere sul territorio questo nuovo mezzo di comunicazione: l’alto costo degli apparecchi (in quegli anni in Italia, una radio costava circa 3.000 lire contro un reddito medio annuo di 1.000 lire) . Pertanto all’inizio l’acquisto e l’uso furono limitati alle famiglie più abbienti e ad apparecchi “comunitari” specialmente nei piccoli centri. Nel 1926 entrarono in funzione le due nuove stazioni di Napoli e Milano. A un anno dalla prima trasmissione, si contavano in tutto il territorio nazionale, 26.855 utenti.
Il 1926 non fu un anno come tutti gli altri. Nell’Agosto di quell’anno, una delle notizie che rimbalzò in tutte le emittenti radiofoniche mondiali fu la morte di Rodolfo Valentino, l’ amante per eccellenza del cinema muto.
Di certo non era il santo omonimo che si celebra il 14 di febbraio, ma di persone devote ne ebbe moltissime.
Che miracoli facesse per certo non lo sappiamo, ma tutt’oggi è ancora ricordato e celebrato nella mitologia della cinematografia.
Per quanto riguarda la quotidianità del radioascolto, La ricezione era ancora pionieristica e incontrava in quegli anni notevoli difficoltà, sia per la tecnologia degli apparecchi che per la tipologia delle antenne e la scarsa diffusione dei trasmettitori .Spesso le trasmissioni erano accompagnate da boati, scoppiettii, sibili che però non scoraggiarono mai i radioascoltatori ormai accaniti. Dal 1930 con la costruzione del nuovo impianto di trasmissione di Roma-Santa Palomba si ebbero finalmente grandi miglioramenti qualitativi che aumentarono esponenzialmente con l’inaugurazione delle stazioni di Bolzano, Genova e Torino.
la grande avventura , in ritardo come al solito,cominciava anche da noi.
ml