Musica Oltre Confine mantiene saldamente ancorato il pentagramma nei gloriosi anni ’70, anni determinanti per tutta l’arte e la cultura. La creatività, l’esigenza di un cambiamento, la contestazione nei confronti di un sistema obsoleto e suddito del puro business, la scoperta delle discipline filosofiche orientali, furono fattori determinanti per quegli anni. Ahimè ,oggi ci siamo bevuti tutto e concedetemi questa mia sincera affermazione. Chiudiamo per un attimo gli occhi, se possiamo, e andiamo a gustarci un frammento di buona musica ,che oggi con puro piacere presento nel blog Liguria Dinamic.
L’album è “Kooper Session” di AL KOOPER e SHUGGIE OTIS del 1969 , casa discografica CBS Records. Prima di passare a questa “chicca” vorrei raccontarvi brevemente un po’ di AL KOOPER perchè merita tutta la nostra attenzione.
E’nato a Brooklyn, New York, nel 1944 e già da bambino gli piace cantare sui dischi di Bessie Smith che suo padre ascolta, scopre il blues, il gospel, il R&B e il soul, tutti suoni che hanno, in seguito costituito la base della sua musica. Si è rivelato un musicista naturale: un giorno si è seduto davanti a un pianoforte e ha iniziato a suonare uno dei successi allora in voga nei primi anni ’50, senza alcuna formazione o esperienza precedente ed allo stesso modo anche con la chitarra.
Quando il rock & roll è esploso, Kooper è attratto dal lato vocale della nuova musica, formando piccole band locali. Nel 1959 diviene professionista e all’inizio degli anni ’60,inizia a scrivere canzoni e tra i suoi primi sforzi c’è “I Must Be Seeing Things”, che è un successo per Gene Pitney…!!! Da questo momento in poi AL non si ferma un attimo: la musica è la sua vita. Nel 1965, come certe volte accade nella vita, un amico e produttore Tom Wilson, lo invita a osservare una sessione di registrazione di Bob Dylan e porta con sé il suo strumento, la chitarra, nella speranza che potesse succedere qualcosa. Quando hanno bisogno di un secondo tastierista per l’organo in “Like a Rolling Stone”, Kooper bleffa per arrivare al posto. Dylan ama la parte che Kooper improvvisa e la potenzia nel mix..Suona quindi come parte della band che accompagna Dylan quando introduce la musica elettrica al Newport Folk Festival nel 1965 e è anche nell’album Blonde on Blonde.
Nello stesso anno, Kooper entra in pianta stabile nel gruppo blues-rock di New York ,appena formato chiamato Blues Project, ovviamente al piano, tastiere ed anche alla voce. Tre album acclamati di enorme importanza e acclamati dalla critica coincidono con il suo soggiorno di un anno.Ci sono varie esperienze con diverse band, fino a diventare session-man nei dischi di Jimi Hendrix, Who e Rolling Stones. Vi sembra poco…
Viene assunto alla Columbia e produce la nuova formazione dei B,S&T, organizza le registrazioni del primo live album di Simon&Garfunkel. Kooper è un vulcano di idee, registra due “perle” straordinarie che tutti dovrebbero avere, “Super Session” con Stephen Stills e l’amico Mike Bloomfield e il secondo è “The Live Adventures of Mike Bloomfield e Al Kooper”. Sono tra gli LP più venduti della Columbia del periodo. Ridona luce e celebrità agli inglesi The Zombies, in procinto di sciogliersi, producendo LP “Odessey & Oracle”ed un singolo di successo mostruoso “Time of the Season”…. che tutti conosciamo. Passiamo velocemente agli anni ’70 scopre e produce i primi tre LP dei leggendari Lynyrd Skynyrd. Produce tra gli altri LP dei Tubes, B.B. King, Nils Lofgren e Joe Ely, tra molti altri, durante gli anni ’70, e trova il tempo durante quel decennio per scrivere quello che rimane il miglior libro mai scritto sul rock & roll “Backstage Passes”. L’attività di registrazione di Kooper rallenta negli anni ’80, sebbene si esibisca con Dylan, Tom Petty e Joe Walsh e faccia qualche lavoro di colonne sonore per la televisione e il cinema. Durante gli anni ’90, dopo una pausa di oltre 20 anni, torna in sala di registrazione. Se non erro sono 17 album a suo nome, per un totale di 36 con le varie band, quindi Al Kooper ha avuto un ruolo chiave, come cantautore, cantante, tastierista, chitarrista o produttore. La sua carriera, a me ricorda, quella di Steve Winwood ,per certi aspetti, anche se non ha mai avuto un successo da solista. Tuttavia, anche negli anni ’90, Kooper rimane un formidabile talento e una delle persone più ispirate e intelligenti della musica rock. Non potevo trascurare tutto ciò prima di presentare “Kooper Session”.
Nel 1969 viene presentato “Kooper Session” dopo il grande successo di “Super Session”, uscito l’anno precedente. Una delle principali differenze è il cast relativamente sconosciuto presente in questo LP. Entrambi gli album convergono di nuovo con la presentazione di musicisti di alto livello e performance ispirate. Sulle note di copertina sotto il titolo compaiono i nomi AL KOOPER introduces SHUGGIE OTIS… chitarrista di soli 15 anni, che è un interprete potente e con della stoffa ovviamente come l’esperto tastierista/chitarrista AL. Manifestano un insieme di materiale il cui successo si basa tanto sull’esperienza di Kooper ,quanto sulla pura energia giovanile molto ispirata di Otis.
L’ellepì è composto da lavori più brevi e alcuni strumentali estesi imbevuti di blues. Kooper e Otis guidano la loro house band che è così composta: Stu Woods (basso), Wells Kelly (batteria) e Mark Klingman (pianoforte). Arrangiamenti serrati rivelano opportunamente la straordinaria abilità di Kooper. “Bury My Body”, una variazione di “In My Time of Dyin'”, è stata rielaborata in un rave-up gospel e vede Kooper in una delle poche voci dell’album. Al contrario, “Double or Nothing” è una perfetta ricreazione di una traccia dei Booker T. & the MG (che grande band che fu), che non solo conserva ogni intonazione ispirata a Memphis, ma mostra anche la capacità di Otis di copiare nota per nota l’assolo di chitarra di Steve Cropper. Le jam strumentali blues sono documentate dal vivo e presentate in questo album nel modo in cui sono originariamente eseguite durante le sessioni di registrazione. Il titolo descrittivo di “Shuggie’s Old Time Dee-Di-Lee-Di-Leet-Deet Slide Boogie” è dotato di un nostalgico duetto slide piano/bottleneck e presenta persino il valore di produzione aggiunto del rumore di superficie prodotto. Sia “12:15 Slow Goonbash Blues” che “Shuggie’s Shuffle” non sono certamente meno tradizionali, consentendo sia a Otis che a Kooper di distendersi e interagire in tempo reale.
Questo è tutto… un’altra “chicca” da possedere assolutamente. (Lupo Solitario)