Musica oltre confine

SON VOLT

Il vento freddo di dicembre invita a sedersi in poltrona, riscaldati dalla stufa a legna e in compagnia di buona musica.
Gli americani Son Volt potrebbero essere vostri “amici sonori” in queste serate e perchè no assaporando la vostra bevanda preferita. Musica Oltre Confine propone e presenta il loro terzo album del 1998 “Wide Swing Tremolo”. Andiamo con ordine.

Jay Farrar, chitarrista/compositore/cantante è colui che guida i Son Volt, diventati una delle band leader nella comunità country alternativa. Voce autorevole e risonante ed un lavoro di chitarra solista influenzato da Neil Young sono le qualità di Farrar,  tavolozza lirica e melodica gli ingredienti dei Son Volt.

Breve cenno sulla loro nascita.
Jay Farrar è co-fondatore con Jeff Tweedy, del gruppo alt-country seminale Uncle Tupelo. Dopo il loro tour per supportare il loro capolavoro del 1993 “Anodyne” quarto album, gli Uncle Tupelo si sono sciolti. Tweedy ha reclutato gran parte della formazione finale della band per formare Wilco.  Farrar si è unito al batterista originale degli Uncle Tupelo Mike Heidorn ,per formare i Son Volt. Si aggiungono i fratelli Jim Boquist (basso) e Dave Boquist (chitarra, violino, banjo, violino, steel guitar), firmano un contratto con la WB e pubblicano “Trace” nel 1995.E’ accolto molto bene dal pubblico e dalla critica, un pugno di canzoni asciutte, sottili, per lo più pessimistiche ,che attingono al country tradizionale, al folk e al roots rock.  Nel 1997 vede la luce la loro seconda prova “Straightaways” con il quinto membro non ufficiale Eric Heywood al mandolino e alla pedal steel. L’anno dopo, 1998, esce l’album “Wide Swing Tremolo” con un approccio più hard-rock.

“Wide Swing Tremolo” contiene 14 brani.
“Straightface” dura, con chitarre distorte, può spiazzare nella parte iniziale ,ma  muta in dura ballata dal sapore aspro e rurale. Segue “Driving the View” che rimette tutto a posto, folk rock indurito. Troviamo chitarre aperte ed una bella melodia di fondo puro roots-americana!!!
Breve “Jodel”,è il terzo brano strumentale con un’armonica lancinante.
Arriva “Medicine Hat”un folk rock di grande spessore, le chitarre hanno ritmo energico e dolce al tempo stesso, le voci si rincorrono, il brano molto avvolgente.
“Strands” è lenta ed intrigante, ricorda i primi album dei Uncle Tupelo, la voce tipica di Farrar domina questo pentagramma, picchia dentro e lascia il segno.
Il sesto brano è “Flow” molto chitarristica e dal piglio fiero che si lascia ascoltare. Farrar sperimenta con “Dead Man Clothes” ,una ballata lenta molto introversa ,quasi stonato l’inizio e la voce fuori centro.
“Right On Through” inizialmente sembra degli Stones, con le chitarre aperte e la ritmica ossessiva e Farrar con la sua voce tipica molto roots e americana. “Chanty” è un evocativo strumentale acustico. In”Carry You Down” c’è molto di personale e quel legame alle radici di Farrar, sia nel testo che nel suono, sembra una vecchia canzone country blues, secondo il sottoscritto molto toccante e profonda. “Question” ricorda i Tupelo, molto potente chitarristicamente nulla di particolare, ma si respira aria nuova. “Streets That Time Walks” è una ballata lenta, introspettiva con la voce narrante del leader. Penultimo brano”Hanging Blue Side” ha un delizioso violino sul fondo, molto country. “Blind Hope” chiude l’album, atipica e particolare… la trovo molto interessante. Jay Farrar e i Son Volt sono la punta di diamante della scena roots alternativa.
Lupo Solitario aggiudica 5 stelle a questa perla sonora. Buon ascolto!

Liguria Dinamic

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