La guerra tra i fulmini e le antenne radio è nata con le prime radiotrasmissioni/ricezioni di discreta potenza che, soprattutto nelle frequenze delle onde medie e lunghe, costringevano alla costruzione di antenne di enormi dimensioni .
Essendo le antenne in metallo, e generalmente di forma allungata, sotto forma di traliccio o lunghissimi cavi distesi, queste inevitabilmente durante i temporali erano sottoposte al continuo rischio di captare scariche atmosferiche o nel peggiore dei casi far scaricare a terra i fulmini.
Fin dall’inizio delle trasmissioni radio, fu quindi necessario pensare a come difendersi dall’attacco di questi violenti fenomeni.
Premesso che lo studio dei fulmini non si è mai fermato e prosegue anche ai giorni nostri, ai primi del novecento, sia dal punto di vista teorico che tecnico, le alternative non erano molte.
Ci si difendeva con un buon collegamento di terra dell’antenna e degli apparati, utile anche per il funzionamente e la ottimale ricetrasmissione, ma questo non era sufficiente in quanto spesso si veniva colpiti egualmente. Iniziarono così ad apparire i primi “scaricatori” , dapprima rudimentali poi sempre più sofisticati.
Ad oggi , sulle tecniche di difesa dai fulmini, poco è cambiato in teoria anche se i prodotti atti a difendere le apparecchiature e le persone sono diventate via via sempre più sofisticati.
Per concludere, cari nostalgici della radio con grandi antenne, quando il temporale arriva staccate il cavo d’antenna e se potete collegatelo ad un adeguato scaricatore (anche una semplice candela d’automobile.
buon ascolto.
M.L.