Ci sono oggetti a cui siamo abituati e che fanno parte della vita di tutti i giorni. Chi non ha mai usato una sveglia telefonica o la sua antenata , la “radio sveglia” ?
Sembra banale, ma prima di un determinato periodo di tempo, in realtà la radiosveglia semplicemente non esisteva.
Preceduta nella sua funzione essenziale dalla semplice “sveglia”, la radiosveglia si affacciò al mercato di consumo intorno alla metà degli anni 40’ legando in modo indissolubile il suo sviluppo , allo sviluppo prepotente dei sistemi radiofonici.
Ed ecco apparire modelli come la “8H59 The Musalarm” sviluppata ed introdotta nel novembre del 1945 prodotta per circa un anno per lasciar posto alla più “moderna” 8H67 The Musalarm con 5 valvole dotata anche di un utile reminder sonoro per ricordarsi l’inizio dei programmi radiofonici.
Da questi eroici modelli in poi, vi fu uno sviluppo che portò ad una evoluzione funzionale di quella che era un semplice orologio, nella direzione di una sofisticazione, sia nella programmazione , nell’estetica e nelle sofisticazioni circuitali.
La radiosveglia passò così dai tondeggianti comandi degli anni 40/60 agli ipertecnologici display degli anni 70/90 .
A questo punto , vista la prepotenza con cui gli smartphone si “occupano” della nostra vita, qualcuno potrebbe pensare che la radiosveglia fosse passata a miglior vita tecnologica, e invece no, a dispetto di tutte le condizioni sfavorevoli , eccola riapparire, in piena forma , dotata di radio digitale, display ipertecnologici, software sofisticati e per alcuni modelli anche le previsioni del tempo incorporate…e non dimentichiamoci dei modelli collegati ai nuovi device della domotica .
Come si può rinunciare alla soddisfazione di poter dire: “Alexa, spegni quella maledetta sveglia!”
ML