Titolo: Soul Cage
Tecnica: olio su tela di yuta
Formato: 70x100cm
Introduzione dell’artista:
Torniamo indietro nel tempo e più precisamente nel 1991/92. In questo periodo mi trovavo a Londra per lavoro e diletto, il matrimonio di un mio caro amico. L’evento si svolse in Cornovaglia a St. Mawes (Truro). In quei giorni feci alcune escursioni in questo angolo d’Inghilterra, a Truro acquistai una cassetta musicale, che gli over ’50 ricorderanno bene, il titolo era “Soul Cages” di Sting il terzo album dell’ex Police.
Un album particolare, intimista e raffinato, con influenze jazz-pop ed una manciata di ottimi musicisti: Manú Katché alla batteria, Dominic Miller alla chitarra, Kenny Kirkland e David Sanscious alle tastiere e lo straordinario jazzista Branford Marsalis al sassofono.
Perchè vi sto raccontando questo passo della mia vita? Non vorrei ripetermi ma nulla giunge per caso. Sting dedicò questo album ad un fatto personale della sua vita la morte del padre. A distanza di pochi mesi persi mio padre. Realizzai alcuni bozzetti dedicati a “quel piccolo grande uomo” che era mio padre che non riuscii mai ad eseguire su tela. Forse non ne avevo il coraggio ed il vuoto lasciato era incolmabile.
Cari lettori e amici, non mi crederete ma nel 2018 mentre stavo riordinando il mio “angolo” musicale, come per magia, la suddetta cassetta si trovò nelle mie mani. Ho un compatto HI-FI che da anni alberga nel mio studio, quindi con l’entusiasmo di un adolescente curioso, introdussi “Soul Cages” mi accomodai sulla poltrona, alzai il volume e mi lasciai avvolgere dalla musica.
Rivissi quel momento doloroso che mi accomuna a Sting e mi misi a tradurre le canzoni, non nego, con un po’ di fatica.
Il binomio emozione/sensazione mi diedero la forza per creare il dipinto che oggi vi presento.
“Soul Cage” un cielo dai toni grigi ove la luce in alto è speranza creano lo scenario per l’opera. Una camicia aperta con le maniche rivolte verso l’alto, dai toni azzurri si rivolge a qualcuno che ora ha raggiunto pace e serenità. Sopra volano alcune pagine strappate ad una vita abbastanza breve. Mi padre morì a soli 66anni. All’interno della camicia c’è una gabbia/cassa dai toni rosso/arancio, il lato rivolto all’osservatore è aperto. La gabbia è stata aperta non c’è più dolore, sofferenza, ricordi e pensieri ma all’interno di essa resta un libro semiaperto ove sono racchiusi momenti meravigliosi della mia vita. Quel libro è stato scritto a quattro mani. Questa è la seconda opera che dedico a “colui che mi insegnò a respirare”. Mio padre.
Avrete capito che l’album “Soul Cages” di Sting suonò per molto tempo nel mio studio.
Alessandro Sala
https://www.youtube.com/watch?v=mrUMCYwZpi4