Dalla nascita dei primi apparecchi radio con componenti attivi, uno dei principali problemi da risolvere dagli utilizzatori era quello dell’alimentazione degli apparati.
I primi mastodontici ricevitori , necessitavano di batterie che, vista la tecnologia dell’epoca, erano pesantissime e di dimensioni elevate. Inevitabilmente queste stazioni radio , erano collocate in edifici appositi ed avevano collegamenti alla rete elettrica preferenziali. Tuttavia con l’esordio degli apparati destinati al grande pubblico, ed anche in seguito ad un primo step di avanzamento tecnologico, le dimensioni delle batterie , iniziarono a ridursi fino ad essere trasportabili, ma la rete elettrica non era dappertutto ( siamo negli anni 20’) e soprattutto non era diffusa una tecnologia che consentisse una idonea ricarica degli accumulatori, pertanto in questo primo esordio commerciale della radio, si creò una rete che distribuiva, (fenomeno molto diffuso negli USA) gli accumulatori carichi ritirando quelli scarichi. Anche in campo militare si affrontarono i problemi di alimentazione elettrica con vari sistemi; dai generatori diesel a quelli a manovella, con sistemi di trasmissione che richiedevano un mezzo di trasporto dedicato e più operatori dedicati esclusivamente alla cura ed all’alimentazione della radio da campo.
La svolta che consenti di eliminare parte di questa dipendenza elettrica, che era molto forte, vista la “fame” di energia dei primi apparati, fu l’introduzione degli alimentatori di rete, che consentirono di sopperire in parte, al consumo elettrico.
Lo step successivo si ebbe quando verso la fine degli anni 40’ , si diffuse in modo capillare , il possesso di radio “portatili”, dapprima di svariati chilogrammi e poi decisamente più leggere con l’avvento delle “microvalvole” termoioniche prima e dei primi transistor al germanio poi. Queste radio necessitavano ancora di una batteria “anodica” ed una di filamento (questo per gli apparati valvolari) , ma le dimensioni erano contenute e ciò consentì la nascista di tutta una serie di apparati che accompagnarono i nostri genitori ed i nostri nonni nelle “scampagnate” domenicali.
Oggi , anche in seguito alla miniaturizzazione dei componenti elettronici, stiamo vivendo un’epoca tecnologica in cui la fame elettrica è sempre minore ed in ogni caso è placata da batterie sempre più tecnologiche (dalle prime al nichel cadmio fino ad arrivare a quelle al nichel metallo e al litio ) facilmente ricaricabili ed in ogni caso facilmente reperibili.
Dove non arrivano le batterie, spesso si ricorre a fonti rinnovabili come microgeneratori eolici,solari ed idraulici.
La fame di energia della radio è forse l’unico tipo di fame che può dirsi sconfitto.
ml