Curiosando per il mondo

Una leggenda /favola dal passato –Le tre fronde

Vi abbiamo presentato la racconta dei Fratelli Green , un libro di favole molto antico, da cui abbiamo tratto e pubblicato “La Luna”.
Questa settimana , sfogliandolo e leggendo, vorremo proporvi questa fiaba/leggenda, che fa riflettere e vuole dare un insegnamento: “Imparare a non giudicare gli altri”e il messaggio è lanciato con una narrazione propria dei tempi…leggete..
LE TRE FRONDE
C’era una volta un eremita che viveva in un bosco ai piedi di un alto monte, passando le ore in preghiere e opere pie. Ogni sera, per offrire un sacrificio a Dio, riempiva d’acqua due grandi secchi e li portava su, in vetta al monte, per innaffiarvi le piante, che il sole e il vento inaridivano e perché trovassero da bere le aquile e tanti animali che abitano le altitudini eccelse e per paura della gente non scendono a cercarsi l’acqua nella pianura.
Quel solitario era tanto pio che ogni sera veniva visibilmente un angelo ad accompagnarlo nella salita faticosa e dopo che tutto era finito gli portava da mangiare.
Quando l’eremita era già in età avanzata, un giorno gli avvenne di scorgere da lontano, nella campagna, un uomo che era condotto alla forca per esservi impiccato.
“Ecco” disse fra sé “quelli lì ha quel che si è meritato”.
Allorchè scese la sera ed egli si avviò coi secchi d’acqua su per l’erta del monte per dar sollievo agli animali e alle piante, l’angelo non comparve né gli recò il cibo. Egli ne fu turbato fortemente fortemente e si diede a esaminare la propria coscienza per scoprire in che cosa avesse offeso il Signore. Ma non trovò nulla. Triste, senza toccar né cibo né bevanda, si gettò in ginocchio sulla nuda terra e notte e giorno pregò.
E mentre una volta era appunto prostrato nel bosco e piangeva amaramente, il canto di un uccellino lo commosse nel profondo e gli fece piangere lacrime ancora più dolorose.
-Ah, tu canti così, allegro e felice, perché Dio con te non è sdegnato. Se con quel canto almeno tu mi dicessi qual è la mia colpa e con qual penitenza posso espiarla!
A quella domanda l’uccellino cessò dal canto e prese a parlare:
-Tu hai peccato perché hai giudicato un altro uomo. Solo Dio è giudice e perché tu al vedere un tuo simile andare a scontare con la morte una colpa, non ti sei sentito intenerire il cuore, il Signore si è sdegnato con te. Ma se farai penitenza di questo peccato, egli ti perdonerà.
Ecco, di nuovo,l’angelo gli sta accanto. Ha in mano un ramoscello secco e gli dice così:
-Tu dovrai portare con te questo ramoscello fin che da esso non spuntino tre verdi fronde; e la notte, quando andrai a riposare, te lo metterai sotto la testa. Il pane lo chiederai in elemosina bussando alle porte, e se qualcuno ti alloggerà per misericordia, non dimorerai da lui più di una notte. Questa è la penitenza che Dio ti impone, se vuoi il suo perdono.
Ed ecco il romito che se ne va ramingo per il mondo, portando sempre con sé l’arido ramo. Egli non beve e non mangia se non quello che la gente gli dà in elemosina. Ma non sempre, quando bussa, gli aprono, né sempre quando chiede gli danno qualcosa. Passa sovente lunghi giorni senza toccare cibo e le lunghe notti senza ricovero. Una giorno che da mattina a sera aveva invano picchiato alle porte e invano cercato chi lo ristorasse dopo il lungo digiuno, se ne andò in un bosco e trovò alla fine un antro dove ripararsi .Ma dentro v’era seduta una vecchia.
-Buona donna-la supplicò il romito-lasciate ch’io mi ripari per questa notte qui dentro!
Ella rispose che non poteva concederglielo, sebbene lo avrebbe fatto volentieri, perché aveva tre figliuoli selvaggi e malvagi capaci di ammazzare entrambi , se lo avessero trovato lì. Ma l’uomo la rassicurò e mossa a pietà,gli concesse di rimanere.
Egli si distese sotto un avanzo di scala e si mise il ramo arido sotto la testa. Come la vecchia vide quell’atto, ne chiese la ragione e egli le raccontò la sua penitenza. A mezzanotte tornarono i briganti, facendo molto strepito. Accesero un gran fuoco e quando alla luce della fiamma videro l’uomo disteso a terra, con ira domandarono alla madre chi fosse, gridando.
Lasciatelo stare-rispose la donna- è un povero peccatore che sconta il suo peccato-
-Che ha fatto?Sentiamo un po’!-si diedero a schiamazzare i tre giovanotti-Vecchio barbone, raccontaci i tuoi peccati- e lo svegliarono.
Egli si alzò e disse come per una parola detta senza pietà Dio si fosse tanto sdegnato contro di lui che egli ne doveva scontare la pena per un tempo infinito.
A un tratto i briganti si sentirono commossi nel profondo del cuore ed esaminando la loro coscienza e la loro vita, cominciarono a far penitenza col versare largo pianto di pentimento.
Il vecchio era tornato aa dormire sotto la scala: Allo spuntare del nuovo giorno fu trovato morto, ma sull’arido ramo erano spuntate tre verdi fronde. Iddio gli aveva perdonato, perché con la sua penitenza aveva ricondotto a lui tre anime perdute.

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