Curiosando per il mondo

Dal libro antico la favola “ LA LUNA”

In questo periodo di “reclusione”, stiamo riscoprendo noi stessi, le nostre passione e anche le nostre case, che a volte nascondono degli oggetti dimenticati..

A me è successo e ho ritrovato nella libreria, cercando qualcosa da leggere, un libro antico di fiabe ..attenzione attenzione Fratelli Grimm .”50 NOVELLE “tredicesima edizione con tavole a colori , illustrazioni pazzesche! E’ pezzo d’epoca , un regalo di comunione fatto a  mio padre nel 1947.

Le pagine ingiallite ed in alcune parti rovinate dal tempo, ti lasciano comunque leggere le novelle, alcune che io ricordo, ma con nomi diversi, altre mai sentite…

Allora ho pensato di riproporvene una che mi ha colpito.. una visione particolare della nascita della LUNA…

Consiglio la lettura, considerando i tempi dello scritto e la morale che  è insita in ogni “favola” del periodo.

Buona Lettura!

A.L.

 

La Luna

IN tempi da noi molto lontani c’era un paese, dove la notte era sempre scura e il cielo vi stendeva sopra come un manto nero, poiché la luna non sorgeva mai, né le stelle aprivano mai gli occhiolini in quelle tenebre.

Una volta, quattro giovanottelli partirono da quel paese e andarono a vagabondare in  un altro regno in cui la sera , quando il sole era scomparso dietro i monti, si illuminava un globo che stava appeso a una quercia grandissima e che diffondeva una luce mite. A quel riflesso baldo si potevano vedere e distinguere tutte le cose, sebbene esso non rischiarasse quanto rischiara il sole.

I quattro forestieri rimasero a bocca aperta ad ammirare la bella invenzione e domandarono a un contadino che passava di là sul suo carro che cosa fosse mai quella lanterna di nuovo genere.

“Quella è la luna” rispose il contadino “Il nostro sindaco l’ha comperata per tre scudi e l’ha fatta attaccare alla quercia. Egli la deve riempire di olio tutte le sere , e farla ripulire, perché bruci bene e faccia lume chiaro. E per questo paghiamo uno scudo ogni settimana”

Come il contadino ebbe ripreso la sua strada, disse uno dei quattro giovanotti:

“ Ecco quel che fa al caso nostro! Anche da noi al paesev’è una quercia annosa, alle quale potremmo appendere la lanterna, come fanno questi bravi villani. Che bella cosa se la notte non ci fosse più bisogno di incespicare nel buio!”

“Sapete che si fa?” entrò a dire un altro .”Andiamo a prendere una carrozza con un buon cavallo, stacchiamo la luna e ce la portiamo via!Questa gente se ne potrà comperare un’altra”

“Io mi arrampico come un gatto” disse il terzo “penso io a portarla giù.

Il quarto andò a prendere la carrozza. Intanto il compagno si arrampicò sulla quercia, fece un buco nella luna, ci legò una corda e la calò giù. Allorchè la palla lucente fu messa sulla carrozza, vi stesero un panno scuro, perché nessuno si accorgesse del furto. Arrivarono così sani e salvi al loro paese e subito attaccarono la luna alla grossa quercia dai rami frondosi.

L’avvenimento arrecò grande allegria in tutto il villaggio. Vecchi e giovani si fermavano a guardare e tutti erano contenti di avere luce dappertutto, nelle case, per le vie e per i campi. Perfino i nanini sbucarono fuori dalle grotte e gli omini misteriosi dei boschi in vestitino rosso si misero a ballare una ridda sui prati.

I quattro giovani che avevano rubato la luna pensavano a metterci l’olio, a tener pulito il lucignolo e riscotevano ogni settimana un bello scudo. Ma il tempo passa ed essi diventarono vecchi e più tardi vecchioni cadenti. Uno , il più decrepito, si ammalò e morì e prima di spirare disse che voleva con sé un quarto della sua luna. La sua volontà fu rispettata; il sindaco salì sull’albero, tagliò la luna con le forbici da giardiniere e lo depose nella bara del vecchio.

Allorchè morì il secondo vecchione, volle anch’egli il suo quarto di luna con sé e gli fu dato. Quando anche l’ultimo andò sottoterra, tornò nel paese una tenebra più fitta di prima e tutti rimasero al buio e la sera per le strade sbattevano la testa gli uni contro gli altri.

Ma come i quattro quarti di luna si furono ritrovati nel regno sotterraneo e si ricongiunsero, avvenne lì ciò che re avvenuto prima sulla terra. Dove prima eran le tenebre, orasi diffondeva la luce  e i morti, disturbati nel loro sonno, si agitavano e si svegliarono tutti. Dapprima spalancarono gli occhi per lo stupore e poi si rallegrarono per quella mite luce che appariva maggiore alle loro pupille stanche, le quali non avrebbero potuto sopportare i raggi vivi del sole; poi si alzarono , diventarono sempre più arzilli e presero la figura che avevano in vita; chi andò a giocare, chi si mise a ballare: altri corsero per le osterie a ubriacarsi e far baldoria, ad azzuffarsi e a darsi botte.

Fecero tanto fracasso e tanto strepito che li udirono di su , dal regno dei cieli.

San Pietro, che stava a guardia della gran porta, credette che il mondo sotterraneo fosse in ribellione e chiamò a raccolta le gerarchie celesti, perché accorressero a scacciare il nemico dell’ombra, se mai quello fosse andato a disturbare il soggiorno degli eletti, Ma nessuno si mosse e il santo preso il suo cavallo, gli balzò in groppa e scese nel mondo dei trapassati.

Quando vide che tutto lo scandalo lo aveva fatto la luna, fece ricoricare tutti quei mattacchioni e se la portò via.

Tornato in Paradiso, appese la luna al cielo e là sta ancora…..

Liguria Dinamic

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