Il termine “saraceno” è entrato nell’uso comune del linguaggio evocando in ciascuno di noi nozioni un po’ confuse riguardo ad invasioni arabe nella nostra cara regione, e pochi ne sanno realmente il significato e la valenza storica. Saracene erano quelle popolazioni di religione islamica, di provenienza dalla città di Saracco, nel golfo di Aquaba nella penisola araba , che abbracciarono l’ Islam fin dal 630 d.c. e che da subito iniziarono, conquista dopo conquista, ad espandersi verso il Mediterraneo. Nel 636 sono già sotto le mura di Gerusalemme, nel 651 in Sicilia, nel 711 sconfiggono re Rodriguez e dilagano nella Spagna. Nel 720 si insediano in Sardegna ed in Corsica con basi ponte e nel 730 sono a fronte di Nizza nell’isola di Lerino. Le lotte di potere indeboliscono tuttavia l’Occidente che risulta così impotente a fermare la loro avanzata, certe volte addirittura assecondandola nel tentativo di danneggiare qualche avversario. Si arriva così alla distruzione parziale di Ventimiglia nell’838 e, nell’891, alla costruzione di una vera e propria base nei pressi di Saint Tropez, la mitica fortezza di Frassineto (dall’arabo frassinet che significa città fortilizio). A questo punto la potenza saracena è al suo acme: comincia subito un’espansione di saccheggio e conquista ad ovest verso la Provenza fino alla Borgogna , a nord ,attraverso i passi alpini ,fino al Piemonte ove viene distrutta Borgo San Dalmazzo, spingendosi anche in Val di Susa. La flotta bizantina a questo punto sventa un attacco sulla Liguria nel 931, sconfiggendo i Saraceni in mare e facendone strage. Ma già nel 934 il califfo fatimita Mohamed invia una spedizione al comando dell’ammiraglio Ya’qub’ibn’ishq che conquista e saccheggia San Remo ed Arma di Taggia , Oneglia, Albenga ed ad altri centri del ponente. Le reliquie più sacre delle chiese rivierasche vengono traferite per sicurezza in San Siro a Genova e poi, per ulteriore protezione, in San Lorenzo, entro le mura. Infatti nell’anno successivo Genova viene attaccata a nord da truppe saracene provenienti da Acqui Terme, con il probabile appoggio di truppe locali, e a sud dall’ammiraglio Abu-l-Kasen. L’apertura di un varco nei bastioni causa la disfatta della città: incendiata, depredata e distrutta, subirà la deportazione in Africa di ben 1000 donne. Un intervento tardivo della flotta bizantina non servirà a fermare i predatori che invece secondo Jacopo da Varagine ( però un po’ di parte) furono sconfitti da una flotta genovese con recupero di bottino e prigionieri. I Saraceni, oltre a distruggere e, probabilmente colonizzare ove potevano, costruivano intelligentemente castelli e centri militari nei punti nevralgici del commercio, come i passi alpini con ovvio vantaggio economico. A tal punto, forse perché toccati anche sul tasto più doloroso del danno pecuniario, i vari potentati cristiani finirono per coalizzarsi contro questa invasione straniera. Dopo una serie di tentativi non del tutto riusciti, nel 972 una coalizione fra Guglielmo di Provenza, Oberto di Ventimiglia, Aleramo II di Monferrato ed i Signori di Susa, al comando di Beroldo di Sassonia , sconfisse definitivamente i Saraceni fino alla loro base di Frassineto, distrutta alle fondamenta ed allontanando almeno per molto tempo questo pericolo.
Cosa è rimasto in Liguria dei Saraceni? Sicuramente molti occhi scuri dallo sguardo profondo e molte pelli olivastre dalla facile tintarella ; alcuni cognomi ed alcuni toponimi (per es. la Baia dei Saraceni a Varigotti o la Torre dei Saraceni ad Ormea, al Sassello od a Sanremo ed in altri numerosi posti, monte Moro, monte Faudo ( da faud che in arabo vuol dire faro) , L’uso di alcune parole di derivazione araba come mandillo, camallo, sensà, giara, macramè, ghirindun, articioca ecc, oltre ad alcune novità per l’epoca: la coltura del pero del susino e del grano saraceno, il mulino con ruota ad acqua, l’apertura di alcune strade nell’entroterra del ponente e di alcune miniere di argento , uno stile architettonico (basti vedere alcuni costruzioni a Verezzi o Varigotti). Indirettamente (ma a che prezzo) i Liguri impararono a costruire paesi molto arroccati e raccolti per una migliore difesa , ad arretrare sulle alture le culture di viti ed ulivi ed a sviluppare ulteriormente la loro coscienza regionale .
E poi …rimasero paurose leggende da raccontare davanti al caminetto nelle buie sere invernali.
G.R.