Da quando l’uomo iniziò a “giocare” alla guerra, una delle prime necessità fu quella di comunicare.
Dai metodi primordiali dell’emissione di suoni e rumori, si passò a tecniche sempre più raffinate. Già gli antichi greci con i loro “pyroes” (grandi fuochi) e i “phares” (grandi fuochi posizionati su torri) ottennero grandi successi militari.
La storia delle comunicazioni militari andò in ogi caso avanti, con la sperimentazioni di tramissione visiva od acustica passando dall’utilizzo dei piccioni viaggiatori, al telegrafo ottico.
Già a partire dalle Guerre di Indipendenza in Italia, vi fu l’utilizzo del telegrafo, un mezzo di trasmissione per l’epoca innovativo anche se soggetto dalla dipendenza dal cavo di trasmissione.
Dal 1860 circa al 1901 (prima trasmissione di Marconi oltreoceano) fu un susseguirsi di scoperte e sperimentazioni che portarono allo sviluppo della radio, vera grande rivoluzione delle comunicazioni strategiche.
I vertici militari non furono molto “elastici” nel comprendere le potenzialità di quello che all’epoca si avvicinava molto alla magia, ma l’avanzata della nuova tecnologia era inarrestabile e mezzi di trasmissione radio furono usati nelle campagne di Eritrea e soprattutto Libia; in quest’ultima occasione vennero testati sul campo apparati radio di notevole potenza.
Lo sviluppo dei sistemi radio e in seguito radar, proseguì in modo esponenziale con il primo e il secondo conflitto mondiale , esplodendo poi con lo sviluppo e l’utilizzo dei semiconduttori .
Con il passaggio alla guerra moderna, le telecomunicazioni divennero sempre più fulcro dell’attività strategica e punto nevralgico degli eserciti.
La crescita tecnologica portò nel corso del tempo, alla nascita di un nuovo tipo di conflitto , che crebbe di pari passo ai progressi tecnici e che continua in modo diverso ma sempre più raffinato anche oggi: la guerra delle informazioni.
I combattenti non si vedono mai ;ne siamo tutti spettatori ma spesso anche vittime.
ml
Breve storia delle comunicazioni militari
