Liguri abili commercianti, abili navigatori ma anche abili …tiratori. Sì, perché infatti ,fra le tante eccellenze che resero grande nel passato la nostra regione, ci furono anche i bravissimi balestrieri. Chi erano? Erano una corpo militare scelto della Repubblica,munito appunto di balestra, che armava ogni nave in un numero minimo di quattro uomini ,che aveva una funzione di punta nelle operazioni militari , che poteva essere affittato dallo stato ad altri eserciti ed,ultima caratteristica da ricordare , ma probabilmente la prima per importanza, reclutava i suoi tiratori nei paesi dell’entroterra ove era frequente fin dalla giovanissima età l’uso delle armi sia per difesa che a scopo venatorio.Teniamo conto che i boschi liguri del medioevo erano infestati di cinghiali, cervi, caprioli, gatti selvatici , lupi (più o meno come adesso) ed anche orsi… Le balestre sono armi molto antiche, originarie forse della Cina e di esse ne sono state ideate vari tipi . Di base una balestra consiste di un arco che agli inizi era costituito da una parte esterna estensibile di legno verde e da una parte interna comprimibile, di corno, che teneva in tensione una corda fatta di tendini animali e rinforzata da fibre, per scoccare una verrettone in gran parte metallico su di una guida scanalata di legno. La corda veniva tesa sul verrettone mediante leve ( “il crocco”) od addirittura verricelli, e rilasciata da un grilletto. Una volta caricata il balestriero ,o balista, era libero di meditare e puntare senza fatica il tiro che risultava potente e rettilineo. Ciò a differenza del tiro con arco che avveniva con dispendio di forze passive durante il puntamento e con traiettoria arquata. Le balestre genovesi usate a mano ( la “manesche”) erano tipicamente munite di una staffa sull’estremo anteriore che veniva fermata al suolo con un piede dal soldato durante il suo caricamento mediante una leva. Ogni balestriero aveva un elmo di ferro , una tunica di tela tipo jeans (era il solo corpo scelto ad avere una divisa),una gorgiera ed una maglia di ferro , una daga ed uno scudo, spesso sostenuto da uno scudiero, per proteggerlo nelle operazioni di caricamento dell’arma. La potenza media di tiro era di circa 270 mt, ma grosse balestre statiche arrivavano ad uccidere una persona a 400 mt di distanza e potevano abbattere un muro di cinta, o squarciare la chiglia di una nave. Ogni balestierero veniva reclutato con una ferma di circa 3 mesi da un ufficiale, il conestabile, che ne rispondeva pecuniariamente in caso di diserzione, ma la paga era molto elevata, la migliore d’Europa. Le esercitazioni avvenivano in determinate zone dalla città come “il campo”, circa l’attuale piazza dell’Annunziata o la zona di Pammatone (da “panathlon” ovvero zona di tutti gli sport) sotto il patrocinio dello stato che inoltre promuoveva l’interesse nei giovani a quest’arma con concorsi a premi , ma era un reato esercitarla in autonomia e vietata agli stranieri. La Repubblica affittava spesso questo corpo scelto e famoso in tutto l’occidente di allora traendone ovviamente guadagno. I verrettoni migliori, detti “quadrelli” per la pericolosissima punta piramidale, erano costruiti nella zecca di Genova.
E così troviamo i nostri balestrieri nella prima crociata del 1099 all’assedio di Gerusalemme con Guglielmo Embriaco, nel successivo assedio di Giaffa, e comunque, nel corso del XII secolo essi vengono “imprestati” in varie guerre ed assedi nel nord Italia riportando sempre maggiori successi e fama. Con il XIII secolo cresce l’impegno militare e si devono registrare anche importanti disfatte: nel 1245 la Repubblica li affitta al Gran Ducato di Milano nella difesa contro Federico II Hohenstaufen. Questi tuttavia li cattura ed, irritato per le pesanti perdite che gli avevano inflitto, ne ordina l’amputazione della mano sinistra e l’accecamento dell’occhio destro. Il corpo militare però non si estinse e si vendicò infliggendo successivamente pesantissime perdite ad Enzo, il figlio illegittimo dell’Imperatore, all’assedio di Parma. Il valore dei balestrieri liguri continuò la sua ascesa e divenne universale. Riportarono numerose vittorie, ora contro i Tartari, ora in Spagna contro i Mori od in nord Africa ed importanti contingenti furono sempre presenti a Bisanzio e nelle colonie. Il reclutamento maggiore avveniva nell’entroterra del Ponente, nel basso Piemonte, nel Nizzardo, in Corsica ed il traffico in questione, il “businness”, come si direbbe ora, era gestito, almeno per la Francia e probabilmente per appalto privato, dalla casata dei Grimaldi, signoria di origine Genovese ma fortemente radicata nel territorio di ponente dapprima nel castello di Stella e successivamente di Monaco. Essa fu capace di convogliare ai re di Francia migliaia di reclute che verranno usate con alterne vicende nella Guerra dei Cent’anni ( 1337 -1453). Fu appunto in tale contesto che si svolse la disastrosa (per il contingente ligure, forse di 6000 uomini ) battaglia di Crécy nel 1346.
Mandati frettolosamente da re Filippo VI all’attacco delle forze preponderanti Inglesi di Re Edoardo III in un terreno fradicio di pioggia (che rendeva difficoltoso il caricamento delle manesche nel fango) e privi di scudi , con l’intento di aprire un varco alla cavalleria francese, fallirono nell’intento per la cattiva programmazione della battaglia. I colpi dei primi cannoni inglesi e la disordinata carica successiva di un’inesperta cavalleria francese finì per travolgerli alle spalle e farne strage assieme al loro comandante Ottone Doria. Ma la guerra è la guerra…Molto crudele era stato il comportamento dei balestrieri ponentini comandati da Carlo Grimaldi nel 1339 che fecero sfilare a Calais i prigionieri catturati a Dover ed altre località inglesi dopo averli mutilati di naso, orecchie e talora dei genitali.
Ma nel XV secolo, alle balestre che nel frattempo si erano notevolmente evolute nelle tecniche costruttive, con archi in metallo, talora di dimensioni gigantesche o con fattezze a pistola, si affiancarono gli archibugi. Esse tuttavia furono preferite per qualche tempo a bordo delle navi sia perché ancora di maggiore potenza e precisione sia per l’uso di munizioni che ovviamente non temevano l’umido, al contrario della polvere delle armi da fuoco.
Così, silenziosamente, la gloriosa milizia dei balestrieri liguri che aveva reso temibile il vessillo di San Giorgio nel Mediterraneo, archiviata dai tempi, disparve.
G.R.