C’era una volta.. Tarantino. Ebbene si, forse non è proprio quello che ci si aspettava da uno dei registi più geniali di sempre, l’aspettativa che si è creata con il tempo lo ha indebolito e ha trovato numerose critiche, nonostante in america lo considerino il film più bello del 2019. Troppi dettagli, scene molto lente e macchinose, giusto il finale ci ricorda quello che è il regista di Tennessee. Innegabile che abbia raggiunto una maturità che prima mancava, i suoi primi film sono diventati dei cult nonostante fosse un regista acerbo, ma proprio per questo sono quel che sono. Il fatto che Quentin si sia “rafforzato” le ossa, lo hanno ammorbidito e ha forse commesso il primo “mezzo passo falso”. Non per questo il film è brutto, anzi, ci sono delle note di lode da evidenziare assolutamente.
Ambientato ad Hollywood, è la storia di Rick Dalton, attore in discesa alla fine degli anni 60′ nella mecca del cinema americano, vicino di casa di un certo Polanski e Sharon Tate, contrario del protagonista, che trova un notevole successo sempre più in salita. Un Leonardo DiCaprio decisamente più sul pezzo, lo ricordavamo con recitazioni non brillantissime, aldilà dei grossi film che fece (Titanic o Il Grande Gatsby per esempio). Ora, dopo aver acquistato una certa consapevolezza ed esperienza, ha ottenuto espressioni e battute brillanti, che lo rendono uno degli attori più appetibili e in forma del momento. Notevole parte di Brad Pitt, nel ruolo di spalla destra del protagonista. Entrambi sono usciti dalla zona di comfort, creando una comprensione più ampia tra gli spettatori del peso e le fatiche che portano addosso gli attori.
Il fatto che soltanto l’america abbia abbracciato a pieno l’ultimo lavoro di Tarantino, fa ben sperare che questo non sia il suo penultimo film, e che sia uno stimolo in più per portare sul grande schermo film come solo lui sa fare. Sappiamo il suo valore e preghiamo nel ritorno di un film “acerbo” come quelli che si sono visti alle sue prime armi!
G.O.