Questa è una breve storia dell’antenna, componente fondamentale per la nascita e la diffusione degli apparecchi radio.
L’antenna è quel componente della radio che si può rappresentare come “l’orecchio” della radio. Come nell’orecchio le vibrazioni del timpano vengono trasmesse al cervello e trasformate in suoni, parimenti le “oscillazioni” delle onde radio vengono captate dall’antenna e trasferite ai circuiti risonanti rivelatori ed amplificatori, per poi diventare suoni e parole.
All’inizio possiamo dire che la radio era tutta antenna e “poca radio”. Basta osservare gli schemi delle prime radio sintonizzate generalmente sulla gamma attuale delle onde medie e lunghe: la cosa che salta subito all’occhio è il numero minimo dei componenti all’interno dell’apparecchio, contrapposto alla lunghezza notevole del cavo di antenna.
Le prime radio erano composte da una bobina, un condensatore e un pugno di resistenze; Questi componenti facevano in modo di “allineare” il circuito di ricezione con le frequenze ricevute da antenne lunghe di 16, 20, 40 e, a volte, più di cento metri.
Nella realtà oggi per le antenne non è cambiato nulla, solo all’interno degli apparecchi la componentistica è cresciuta diventando molto sofisticata, ma rimanendo pur sempre legata a quel “cavo” che capta le onde radio.
Come per gli apparecchi radio, ovviamente, anche le antenne si sono evolute, sono diventate più precise, di varie forme, amplificate e non, ma le regole che ne determinano le dimensioni sono sempre le stesse e sono strettamente legate alle frequenze che si vogliono ricevere o sulle quali si vuole trasmettere.
Come già detto in altre occasioni, l’idea di poter trasferire il pensiero e le parole nello spazio tramite pochi semplici componenti e un lungo cavo, genera sempre negli appassionati grande emozione; Quella sensazione di vera libertà di cui la radio (quella vera) è sempre stata portatrice incontrastata.