Oggi, quando in Liguria una persona dice “mi faccio l’Aurelia”, non pensate male, vuole semplicemente significare che intende muoversi lungo la costa , evitando la scorrevole ma trafficatissima autostrada, per alternare nel suo viaggio panorami bellissimi ad interminabili code nei numerosi centri abitati che si troverà ad attraversare. Il tutto moltiplicato per dieci durante la stagione balneare. Il problema della viabilità in Liguria è più che mai attuale ( la tragica questione del ponte Morandi ne rappresenta una grottesca apoteosi), ma sicuramente fu avvertito in tutta la sua gravosa importanza fin dalle epoche più remote: fu la 10° fatica imposta ad Ercole la costruzione di una litoranea nel territorio della nostra cara regione. Questo il mito che, assieme alle altre 11 fatiche imposte all’eroe, è riferibile allo sforzo che la civiltà mediterranea si diede nei progressi di civilizzazione avvenuti attorno al 1500 a.c. Dunque,prima di Roma, esisteva già una qualche arteria stradale ligure, probabilmente una mulattiera o poco più nei tratti più agevoli, che serviva a raccordare via terra i centri urbani e commerciali , i quali, a loro volta, si congiungevano con l’oltre giogo od ai passi alpini del ponente con impervi sentieri.
Tuttavia l’espansione del potere di Roma sul resto dell’Italia impose anche una costruzione viaria “più moderna” che dalla capitale raggiungesse Nizza ed Arles . Dal 240 ac circa,ad opera del console Gaio Aurelio Cotta viene costruito il primo tratto stradale fino a Pisa : l’Aurelia. La Versilia però arresta l’opera con le sue paludi malsane e la presenza dei bellicosi Liguri Apuani. Genova e Savona hanno la loro importanza commerciale ma sono sostanzialmente dei meri approdi portuali per il cabotaggio e per l’invio in Padana delle merci tramite la via Postumia , attraverso la Bocchetta, Gavi, Libarna ,da Genova, ed attraverso Vado, Canalicum (Cairo) e la Val Bormida fino ad Acquae Statiellae da Savona. La seconda guerra punica (200 a.c. circa) dimostra però l’importanza geopolitica e militare della Liguria. Annibale , dopo aver distrutto Genova mediante il suo generale Magone, metterà base a Savona ed impelagatosi negli intrighi guerreschi fra le tribù liguri degli Ingauni e degli Epanteri, perderà tempo prezioso che gli costerà la sconfitta. Dovettero restare tuttavia focolai di sedizione anti romana se nel 173 ac il console Popilio Lenate decide lo sterminio della tribù degli Statielli , circa 10.000 persone falciate da cariche di cavalleria probabilmente nella piana di Cartosio e dopo averle stanate dalla montagne che sovrastano l’Erro e la Bormida e dai preziosi gioghi che conducono al mare. Giulio Cesare , con le marce forzate dei suoi soldati (“magnis itineribus”) codificò l’importanza del trasporto stradale rapido ed agevole per lo spostamento ed il vettovagliamento delle truppe.
Si arriva così al “secondo tronco “ dell’Aurelia, del 110 a.c circa, ad opera del console M.Emilio Scauro che riuscirà a portare il tronco da Roma fino a Luni e di lì verso il Bracco ove i lavori vengono tuttavia fermati per difficoltà tecniche o forse ragioni di utilità, oltre che giudiziarie. Scauro verrà accusato di aver preso tangenti dai liguri e verrà difeso da Cicerone (e poi assolto) .A questo punto il tragitto dell’Aurelia , o Emilia Scauri, poi di nuovo nominata Aurelia per non confonderla con la più importante via Emilia del versante adriatico , doveva raggiungere Genova tramite Parma, Piacenza,Derthona (Tortona), Libarna (Serravalle) e poi la Bocchetta fino a Pontedecimo ,oppure Savona tramite Acqui e Cairo .
Infine, attorno al 10 a.c. il completamento della Julia Augusta , ovvero il proseguimento della Aurelia a ponente fino alla Spagna, con ponti e massicciate a regola d’arte. Fra Chiavari e Luni si presumono invece tratti non regolari di strade ,probabilmente non omologate ai canoni costruttivi imperiali né presidiate.
Se vogliamo infine avere una panoramica grafica delle strade in Liguria (e del mondo conosciuto ) dell’epoca romana imperale, non ci rimane che da consultare le Tavole Peutingeriane , così chiamate dal loro divulgatore, Konrad Peutinger (1465-1547,) ed ora custodite a Vienna : ovvero la copia del 1200 di una enorme carta stradale del 300 d.c circa ideata secondo lo schema molto moderno e pratico delle mappe delle metropolitane : la parte geografica è solo schematizzata con i fiumi più importanti (in verde) e le montagne ( in giallo),mentre vi sono riportate le strade ( in rosso) con il numero di miglia occorrenti fra le varie tappe, i toponimi degli abitati con i simboli relativi alle città (case) ,alle sedi imperiali, ai santuari od alle mansio (stazioni di servizio per persone accreditate, sedi di albergo, ristorante ,cambio cavalli e posto di polizia).Le persone comuni si accontentavano nei viaggi di albergare nella caupone, taverne ed alberghi per tutte le tasche e frequentazioni. C’erano sicuramente mansio a Genova (Genua), Savona (Sago),Albisola (Alba Docilia) San Bartolomeo al Mare (Lucus Bormani).Se Diano evoca il ricordo di culti alla Dea della Caccia, il toponimo Cervo non tragga in inganno: non è riferibile all’ungulato ma alle insegne con su scritto “Servo” (“a servizio”) che sovrastavano l’ingresso di taverne e caupone. Nella definitiva stada imperiale Julia Augusta ogni fiume era attraversato da ponti eseguiti a regola d’arte con larghezza codificate, generalmente un poco a monte delle foci onde evitare i delta paludosi e malarici che allora abbondavano (vedi il ponte di sant’Agata a Genova con le sue 14 arcate ora in parte interrate),l’attraversamento del Polcevera a Fegino ,un verosimile ponte sul Sansobbia verso Luceto, a monte della palude che occupava l’attuale piana di Albisola, o ad Albenga (Albium Ingaunum).Le strade avevano una massicciata costituita da strati convenzionali di sabbia e pietrisco, talora palificazioni, con pavimentazione lastricata , margini e scolatoi.
Poi…poi cadde l’impero romano e la tormenta della storia spazzò via tante vestigia. I lastroni si consumarono o furono riutilizzati altrove, i cippi miliari frantumati , i ponti distrutti talora fino alle fondamenta dalle piene impetuose che si succedono ciclicamente nei torrenti liguri. Forse ,interrato in qualche bosco, si nasconde ancora qualche stradale lastricato romano.
I Liguri da allora e fino all’inizio ottocento transitarono sostanzialmente su quel poco che era rimasto, preferendo spesso il viaggio via mare. Dopo ben 1500 anni Napoleone , dovendo la sua fortuna iniziale alle vittorie di Montenotte e Marengo, comprese di nuovo l’importanza geopolitica e strategica della Liguria per l’Europa intera e riprese un disegno del suo sviluppo stradale (importantissima a riguardo l’opera intrapresa nel savonese dal prefetto di Savona Montenotte Chabrol de Volvic, cui l’Imperatore affiderà successivamente l’importante compito della ricostruzione di Parigi ).E dopo Napoleone? In Liguria bisognerà aspettare ben 150 anni per una seria ristrutturazione della rete stradale e per la (sempre faticosa ) comparsa delle autostrade.
R.G.