Nel mese di Novembre, 1608 (fu dato alle stampe), nella città di Troyes, in Francia, un “canard”, ovvero un libello di poche pagine, riportò fatti terribili e spaventosi avvenuti nell’agosto dello stesso anno a Genova ed in Provenza:” Discours au vray des terribles et espovvantables signes appareus sur la Mer de Gennes, au commancement du mois d’Aoust dernier. Avec les prodiges du sang qui est tombé du Ciel, en pluyes du costé de Nice; et en plusieurs endroits de la France”. All’inizio del mese, si narrava che comparvero, nel Golfo di Genova, due mostri dalle fattezze umane ma con testa di dragone e dagli arti squamosi, sporgenti sulla superficie acquatica dall’ombelico in su e stringenti in ogni mano un paio di serpenti che si avvolgevano alle braccia. Essi emettevano grida paurose, talora immergendosi per poi riemergere più lontani e l’artiglieria costiera sparò ben 800 colpi per cercare di allontanare, inutilmente, tali inquietanti figuri. Il giorno di ferragosto lo spettacolo si fece più complicato: sull’acqua della rada del porto era comparso un carosello di tre carrozze, ciascuna trainata da sei dragoni emettenti suoni terribili, che facevano rimbombare le montagne che fanno da cornice alla città. Le carrozze si muovevano in direzioni circolari e opposte, e per ben tre volte arrivarono a sfiorare le banchine portuali. Il cronista riporta lo sgomento della folla genovese radunatasi, sugli spalti portuali, ad assistere a tale spettacolo, addirittura due individui morirono per lo spavento, Gasparino De Loro e il fratello di Antonio Bagatelo, in più, aggiunge per fare buon peso, di alcune donne. Lo spettacolo terminò grazie al Te Deum, subito innalzato dai religiosi della città.
Vennero riportati altri fatti, immediatamente sequenziali: una pioggia di sangue che colpì pressocchè tutta la costa da Nizza ad oltre Marsiglia, fino al giorno 20. Infine il 22, nel cielo di Martigue, per una durata di tre giorni, comparsero due uomini anonimi in combattimento: uno a cavallo e uno a piedi, con movimenti ripetuti e sterotipati alternati che fanno assomigliare il loro battersi con la spada più al forgiare il ferro di un fabbro che ad un combattimento, in seguito con l’atteggiamento di riposo dopo tanta fatica. Alla fine essi si salutarono pacificamente e lo spettacolo terminò con boati e il calare di spesse nubi nere dall’odore di zolfo, per non ripetersi mai più.
Il libello, che conobbe in Francia varie edizioni, fra cui a Lione e Parigi, evidentemente ebbe una certa fortuna, preceduto dalla chiara avvertenza che tali fatti accaddero quale manifestazione di forze maligne e quindi quale avvertimento di Dio sulle nefandezze umane e sulla necessità di pentirsi.
Esso rimase per secoli in qualche scaffale di biblioteca, finchè non fu scoperto negli anni 60′ in Francia, in un’epoca in cui quella nazione conobbe un boom di interesse esoterico e.. uufologico. Fu così che questa strana allegoria marina fu interpretata dalla manifestazione di O.V.N.I., come chiamano gli ufo i nostri cugini di oltr’alpe. In Italia altri ufologi ripresero l’argomento fino a che qualcuno ( vedi Diego Cuoghi in www.sprezzatura) non decise di indagare con una collaboratrice, dato che si pensò effettivamente fosse rimasta traccia negli archivi cittadini laici o religiosi, di un qualche fatto inusuale accaduto in quell’indimenticabile agosto 1608.. nulla. Non era riportato nulla. Altri invece si sono chiesti del perché di un tale libello: forse perché ispirato a spettacoli e stampe allegoriche tipiche dell’epoca; forse perché suggerito da religiosi a fini deterrenti contro il peccato; ma forse semplicemente perché in editoria ciò che è misterioso era (ed è) un argomento che “tira”, tanto che già nel 1609, comparve un altro libello a Lione dal titolo ”Il terribile e spaventoso dragone apparso sull’isola di Malta” (nel dicembre 1608, con terribili boati, morti di spevento, Te Deum ecc).. insomma “Il Dragone II, la vendetta”..
R.G.