Questa è la storia di “Caterina“; non una gentile signora ma una radio, una radio molto molto particolare
Era marzo 1944 e il tempo nel campo di concentramento nazista di Sandbostel scorreva scivolando verso la prossima fine della guerra.
Un pugno di uomini italiani, cercavano in ogni modo di sopravvivere ed era fondamentale per loro cercare di avere notizie dall’esterno anche solo per continuare a sperare.
Nacque così Caterina, partorita dalla speranza frammista alla disperazione e all’ingegno.
Nella nostra era , satura di microprocessori e tecnologie sofisticatissime risulta ancora più forte il contrasto con questo semplice e primitivo apparecchio. Ma la sua efficacia era veramente sconcertante.
La radio in questione era un apparecchio ricevente ad una valvola del tipo “a super reazione“, in onde medie, ideata, costruita e usata nel campo di Sandbostel, nella Germania nord-occidentale, da alcuni ufficiali italiani.
“Caterina” fu il filo di speranza necessario a lenire l’angoscia della prigionia agli uomini che riuscivano a ricevere notizie della prossima liberazione da Radio Londra, Berlino, Parigi, Busto Arsizio, e Bari.
L’apparecchio nacque da povere cose e tanta fantasia. L’ elemento fondamentale era una valvola, un pentodo 1Q5, fatto entrare di nascosto nel campo inserita nella borraccia del tenente Martignago, che era adibito all’organizzazione della sorveglianza.
Intorno alla valvola, con pazienza e mesi di ripetute sperimentazioni, il capitano Aldo Angiolillo e il sottotenente Oliviero Olivero costruirono la “Radio della Speranza”.
Il capitano Aldo Angiolillo costruiva le resistenze, pile e i condensatori ricavati da barattoli, stoffa e cartine di sigarette. Il sottotenente Olivero, ideò il circuito radio e diventò parte integrante del ricevitore, tenendo in bocca il filo e cercando, cambiando posizione continuamente ,le migliori condizioni di ascolto.
Eppure un improbabile ricevitore, con un auricolare di latta e alimentato da pile di ridotta potenza, riuscì a captare segnali deboli e lontani, pur essendo avvolto dai disturbi potenti irradiati dai nazisti che volevano impedire l’ascolto della radio straniere.
Il segreto di questo orecchio elettronico stava nell’elevatissima sensibilita’ del circuito, sempre tenuto in condizioni prossime all’innesco regolando con precisione la reazione variando la distanza del piede dell’ “uomo antenna” dal terreno.
Il pericoloso ascolto avveniva tra le 21 e le 23, quando il lager era senza luce e mentre gli altri prigionieri dormivano: nessuno si accorse mai di nulla.
Le notizie venivano lette dai tenenti Capolozza e Pisani che rischiarono tutti i giorni la vita per diffondere la verità in tutte le aree del campo e degli altri campi
Ed ora la parte più affascinante: La costruzione di Radio Caterina .
Gruppo bobine, antenna, sintonia, variometro: portasapone da barba, “filo isolato del crucco”(*), cartone avvolto a cilindro e cera di candela
Il condensatore variabile, invece, era stato costruito con lamiere di barattoli e, per isolante, con della celluloide.
Il condensatore fisso: era realizzato con stagnola e cartine di sigarette
La resistenza nasceva dal recupero della graffite per matite, mentre la batteria di accensione era stata costruita con il carbone e la polvere recuperati da una pila esaurita tedesca, con la lamiera di zinco ritagliata da lavatoio mentre, per l’elettrolito dal liquido dei sottaceti trovati nei pacchi viveri dei prigionieri francesi che, a differenza di quelli italiani, erano assistiti dalla Croce Rossa Internazionale.
La batteria anodica, era costituita da monete di rame da dieci centesimi, alternate a dischi di zinco e di stoffa, imbevuti negli elettroliti (liquidi vari come l’aceto oppure nell’ammoniaca (ricavata dai pozzi neri) od anche acidi presi dall’infermeria).
Leva di manovra del condensatore variabile: Un ritaglio di latta, verniciato con catrame, il quale copriva egregiamente la funzione di manopola di sintonia.
presa di antenna, terra: Chiodi comuni. L’antenna era quanto mai originale in quanto consisteva in un pezzo di filo che partiva dal suo chiodo e aveva il capo libero saldato a un pezzo di stagnola. Durante la recezione il pezzo di stagnola veniva stretto fra i denti di Olivero il quale, da ufficiale prigioniero, si trasformava così in antenna di capacità variabile.
Così nasceva Radio Caterina: dalla semplicità ed dall’ingegno di due nostri ufficiali.
Questi due ufficiali, Oliviero e Angiolillo, che riuscirono ad “inventarsi” la loro radio dal niente, rappresentano pienamente lo spirito dell’avventura che circonda la radio e sono il simbolo delle affascinanti possibilità della mente umana quando questa , non annebbiata dalle stupidità di tutti i giorni ma stimolata dalla necessità e dalla disperazione, diventa cristallina potente e creativa.
Un ringraziamento a chi creò questo gioiello, a chi ne parlò e ne tramandò il ricordo.
ML
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(*)Una storia nella storia : l’ espressione “filo isolato del crucco ” nasce dalla necessità di filo isolato da bobina e magnetini per costruire una cuffia. Il trovarobe cercò a lungo il materiale necessario, ma non era facile trovare qualsiasi cosa in un Lager. Allora osservò che il sergente della Gestapo addetto all’ufficio dei pacchi lasciava ogni giorno e per alcune ore, la bicicletta appoggiata fuori della baracca. Studiò gli orari e una mattina, a pochi metri dalla sentinella della torretta, svitò la dinamo del fanale togliendo filo e magnetini e tornando a riavvitare la ex dinamo alla bicicletta.
Di qui la denominazione “filo del crucco e magnetini del crucco”.
Fu una delle operazioni più ingegnose (e pericolose) dell’ingegner Martignago.