Genova, città più misteriosa di quanto non si creda, è stata anche oggetto di alcune profezie che, almeno per ora, sembrano non essersi mai avverate.
Una delle più inquietanti fu quella di Santa Brigida (Svezia 1303-Roma 1373). Pare che la veggente, recandosi a Roma nel 1349 per l’imminente Anno Santo, camminando sulle alture del Peralto, si sia soffermata sul panorama cittadino ed abbia vaticinato “Un giorno il viandante che passerà di qui, vedendo un cumulo di rovine dirà: questa era Genova”. Fino ad ora pare che non sia successo, anche se con la seconda guerra mondiale..
Veniamo ora ad un altro importante vate funesto.. forse il più famoso in assoluto. Nostradamus ( Dr.Michele De Nostre Dame, Saint Rémy 1503- Salon De Provence 1566). Egli cita Genova e la Liguria nelle sue Centurie e in Presagi, almeno sedici volte.
Vediamo qualcuna di queste celebri centurie, cercando di tradurre dal Francese antico.
Le bras pendant à la iambe liee,
visage pasle,au sein pugnard caché:
trois que seront iurez de la meslee,
au grand de Gennes sera le fer lasché
(Il braccio pendente alla gamba legata, viso pallido, al seno pugnale nascosto, tre che saranno giurati dalla folla, al grande di Genova sarà il ferro infilato)
Je pleure Nisse , Mannego,Pize,Gennes
Savonne , Sienne, Capue, Modone, Malte.
Le dessus sang et glaive par estrenne,
Feu, trembler terre, eau, malheureuse Nolte.
(io piango Nizza, Monaco, Pisa, Genova, Savona, Siena, Capua, Modena, Malta. Lì sopra sangue e spada per regalo. Fuoco, tremore di terra, acqua, sfortunata Nolte)
Sous couleur fainte de sept testes rasees
Seront semez divers explorateurs.
Puits ed fontaines de poisons arrousees,
au fort del Gennes humains devorateurs.
(Sotto il colore finto di sette teste rasate saranno seminati diversi esploratori. Pozzi e fontane annaffiati di veleno, al forte di Genova divoratori umani)
En Arbissel à Vezame et Crevary
de nuit conduicts par Savone attraper
le vif Gascon Giury et la Charry
Derrier mur vieux et neuf palais griper
(In Albissola da Vesima e Crevari di notte condotti per attaccare Savona il vivo Gascon Giury e la Charry, dietro muri vecchi e prendere il palazzo nuovo)
E via dicendo.. Tutto chiaro ovvio. Quest’ultima quartina cita in particolare Albissola, Vesima e Crevari e fa presupporre una vera conoscenza locale del luogo da parte di Nostradamus, che effettivamente fu anche a Genova.
Lasciamo passare circa 200 anni e arriviamo nel suburbio genovese di Murta ove nel 1778 improvvisamente, il buon abate Maggiolo, persona semplice e buona, comincia a parlare in lingue sconosciute, nonchè in rime di perfetto latino, che pare che nel suo stato normale non padroneggiasse molto bene.
Dapprima considerato pazzo, visitato da protomedici e poi inviato a “rilassarsi” in villeggiatura, ci si rese poi conto di un suo possibile invasamento demoniaco. Testimonianza scritta e la circostanza dell’evento è data dal Padre Semeria che riporta come le profezie, registrate dai canonici e da un notaio, riportassero eventi che, effettivamente, stavano per verificarsi a seguito della di lì a poco Rivoluzione Francese. Profetizzò la caduta della Repubblica di Genova, a reggenza nobiliare e l’avvento di un dominio francese con una nuova repubblica popolare che avrebbe stravolto tutto. Si trattava però di un diavolo obiettivo che identificava le colpe di ciò nel comportamento iniquo dell’aristocrazia del tempo. Alla fine questo diavolo disse “io non temo che un becco” e che avrebbe lasciato il povero Maggiolo nel “giorno che non conosce la notte”. Ci si ricordò così di Padre Becco di Savona, un frate esorcista che fu subito convocato e che , dopo ripetuti tentativi, scacciò il diavolo dal povero abate la sera dell’8 dicembre 1778, giorno dedicato alla Natività della Vergine, e che non conosce la notte.
L’episodio, per la sua veridicità a fronte di autorevoli testimoni e per i caratteri effettivamente profetici, fu tanto stupefacente da far sorgere dubbi sulla sua genuinità diabolica nello stesso Semeria. Parti delle rime sono consultabili su Internet (Cultura-Barocca.Com), ma sarebbe probabilmente interessante scovare altre rime e registrazioni notarili negli archivi diocesani.
Ricordo come nei primi anni ’70 una fantomatica vecchina avrebbe diffuso una non ben definita profezia su di un maremoto o terremoto che doveva colpire la Riviera di Levante. Ovviamente non successe niente ma si diffuse un certo panico nella popolazione, e qualche studente, quel giorno, saltò pure la scuola.
La morbosità che ci lega talvolta alle profezie rappresenta una semplice fuga dalla quotidianità, un semplice desiderio di vedere qualche cosa di sensazionale a fronte della banalità di tutti i giorni. Sono sicuro che chi vive effettivamente in stato di pericolo non voglia per scaramanzia vaticini sul suo avvenire ma si impegni soltanto a salvarsi nella realtà del momento.
R.G.